“Christo made us feel the awe inspiring impermanence of human achievement”, ha scritto in questi giorni Jerry Saltz, uno dei massimi critici d’arte americani, in merito alla scomparsa di Christo, indiscusso artista della Land Art. In un frangente storico di rallentamento forzato, che ci invita all’introspezione, mi ha particolarmente affascinato la parola “impermanenza” perché la vita che scorre è per sua natura impermanente, effimera e mutevole.
Abbiamo due possibilità di fronte a questo scenario tremendo: imboccare la via dell’abbandono, rinunciando a vivere la nostra esistenza, paralizzati dall’insostenibile, o scegliere la via della consapevolezza, quella che ci costringe ogni giorno a vivere autenticamente il nostro presente, quello che scegliamo.
Ma non pensiamo che vivere autenticamente sia così facile, in un mondo nel quale ognuno di noi è bersagliato – quasi fosse una maledizione – da immagini, desideri, modelli e novità che si susseguono più veloci dell’alternanza del giorno e della notte.
Più rifletto sulla portata intellettuale dell’opera di Christo più il mio pensiero tenda ad amare il valore irripetibile dell’impermanenza, perché è proprio lì, e solo lì, che vi può essere autenticità. Dobbiamo anzi temere la tentazione di costruire attorno a noi un castello di sicurezze materiali ed immateriali: ne saremo travolti, prima o poi, e spesso sarà troppo tardi per poter rifondare una vita su diverse fondamenta.
La vita autentica non è la vita giusta, non è la vita senza errori, non è la vita che si fonda sulla certezza di modelli matematici, è la vita sbalorditiva, quella capace di strappare un’emozione, un sorriso inaspettato, e di donarci un brivido di piacere, un pizzico di follia.
E la casa autentica non è la casa delle riviste, non è la stanza colma di brand, effimere certezze acquistate pensando con gli occhi dei nostri ospiti, e non è nemmeno la scena nella quale recitiamo una parte.
La casa autentica è quella pensata per noi, per star bene, per vivere in empatia, per accogliere le nostre amate cose, quelle che amiamo e che ci amano. Accade di entrare nelle case degli altri e capisci subito quando lo spazio è disegnato col cuore.
Certo, non scompare la consapevolezza che le case hanno delle regole, che devono funzionare, che dev’essere rispettata l’anima del luogo – attenti al genius loci mi ripeteva un professore all’Università – e che vi è un senso complessivo dell’armonia che va studiato e calibrato con attenzione e competenza.
Divertiamoci a leggere le riviste di settore – AD, Marie Claire Maison, Elle Decor, The World of Interiors, etc. – siamo noi i primi a farlo, e strappiamo le pagine che ci piacciono di più per trarre ispirazione sulla casa che vorremo. Ma evitiamo di fare copy-paste degli spazi che vediamo per replicarli nelle nostre abitazioni. Non vi sono automatismi che funzionino nel mondo degli interni. Le case sono come le persone, sono uniche. Se le replichi è solo contraffazione.
Sarebbe un po’ come andare dal chirurgo estetico con la pagina strappata di Brad Pitt in tasca e dire: mi può fare il naso esattamente come questo? Non farlo se non sei Brad!
Il nostro invito è di vivere una vita autentica, in una casa autentica, e di amare l’esistenza, con la consapevolezza che l’effimero debba rendere ogni istante importante, come ci ha insegnato Christo, donandoci emozioni e spazi per abbracciare i nostri pensieri e l’anima del tempo. #liveauthentic
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