Settembre è sempre il mese della ripartenza: tornati dalle vacanze con la mente più riposata e con nuove energie – si spera – possiamo riprendere in mano la nostra vita per riorganizzarla al meglio.
Al netto del lavoro, che occupa gran parte delle nostre giornate, è giusto ed importante costruire attorno a noi uno spazio e delle abitudini che riescano a migliorare la qualità dell’esistenza.
Si dovrebbe partire sempre dalla casa, non solo perché dobbiamo condividerla con le persone con le quali amiamo trascorrere del tempo, ma anche e soprattutto perché è il luogo nel quale viviamo più tempo. Lasciamo il desiderio di fotografare i nostri spazi per pubblicarli sui social (in attesa di like) proprio come ultima motivazione, pur senza stigmatizzarla.
Una delle peggiori abitudini che riscontriamo nel nostro lavoro è vedere le persone che rimandano una serie di piccole azioni a data da destinarsi, azioni che risulterebbero molto efficaci per migliorare il funzionamento e l’estetica della “macchina domestica”.
Le case disordinate e stipate di oggetti rivelano delle oggettive criticità funzionali, oltre ad essere raramente armoniche, perché non consentono una gestione corretta delle pulizie e non ci aiutano a capire come dovremmo intervenire per un eventuale cambiamento stilistico.
Su questo punto desideriamo essere molto chiari: non stiamo esprimendo un giudizio, che sarebbe evidentemente soggettivo, a favore delle case minimali e spoglie, giudicandole migliori di quelle piene di pezzi. Perché vediamo moltissime abitazioni, e gli spazi belli, quelli che posseggono un’identità e un’anima, possono essere i più diversi tra loro.
Ci riferiamo alle case che si “incrostano” nel tempo in modo inconsapevole, perdendo, ad un certo punto del loro ciclo vitale, quell’equilibrio estetico e funzionale che è fondamentale per poterle gestire.
Abbiamo riscontrato, con l’esperienza, che le abitudini personali hanno spesso un’evoluzione inconsapevole. E quando parliamo coi proprietari delle abitazioni, si sorprendono se realizzano di aver perso la capacità di analizzare oggettivamente gli spazi. Ma è proprio questo che accade, ed è il cuore della questione.
Spesso ci accorgiamo come un intervento esterno, di persone che non siano coinvolte emotivamente – come possiamo essere noi nel nostro lavoro, ad esempio – possa portare a cambiamenti molto forti, senza fare follie.
Accade poi, quando affrontiamo la questione (soprattutto sui social), che ci venga mossa la critica di non poter pretendere che tutte le case siano minimali, e che anche gli spazi riempiti (con criterio estetico) siano da ritenersi assolutamente validi. In realtà siamo molto d’accordo con questa opinione, perché la questione non può essere CASA VUOTA VS CASA PIENA, ma CASA GESTIBILE VS CASA INGESTIBILE. Una cosa è certa, la casa è un organismo vivente che cresce e cambia con noi, ed è bene “governare” il cambiamento.
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