Viviamo nell’epoca della mistificazione, un’epoca nella quale l’immagine – vero o presunta che sia – è alla base della nostra percezione visiva. Nessun timore, l’argomento di oggi non è la filosofia comparata o l’estetica di Baumgarten, è semplicemente l’erba del vicino.
Diciamoci la verità: a chi non piace un prato ben curato, verde come nei libri illustrati delle fiabe per bambini o come i campi di Wimbledon ad inizio torneo? Ma sappiamo tutti quanto sia difficile manutenerlo, e la voglia di arrendersi a favore di un’inalterabile moquette di plastica verde è sempre in agguato.
Come immaginerete, entriamo in molte case, ed ascoltiamo ogni desiderio dei nostri clienti: a volte ci troviamo d’accordo, a volte meno. Ma la sfida di questa professione è sempre la ricerca della miglior sintesi possibile, tra la nostra visione e quella di chi vivrà la propria abitazione. Imporre è raramente una soluzione che possa generare empatia tra le persone ed un ambiente che, di conseguenza, non sentiranno come proprio.
Ma quando vediamo un terrazzo ricoperto di erba sintetica, o ci chiedono se siamo d’accordo nell’utilizzare un bello zerbino di plastica fuori scala – perché di questo si tratta – la nostra sintesi è molto semplice: No, no, e ancora no.
Dobbiamo avere la forza morale di arrenderci. Non riusciamo a gestire un prato vero? La soluzione non può essere un prato la cui origine è in un pozzo petrolifero. Abbiamo un terrazzo che immaginiamo verde nella nostra mente? Bene, se siamo capaci e ne abbiamo voglia prendiamo qualche bel vaso, che possa accogliere delle piante, e dedichiamoci del tempo. Diversamente, rinunciamo al verde.
Siamo anche perplessi sull’utilizzo di piante artificiali all’interno delle case: sfere di bosso finte, più rotonde dei cerchi di Giotto, appoggiate su vasi inverosimili, orchidee lucide e riflettenti come la sala degli specchi di Versailles, ficus fosforescenti. Per non parlare delle finte edere sui terrazzi che dopo qualche tempo – piuttosto breve, peraltro – virano dal verde al giallo, o al grigio, nella migliore delle ipotesi. Nei casi più estremi si possono scorgere riflessi rosati.
Per gli spazi esterni consigliamo di lavorare coi materiali, se desideriamo conferire un’anima alle superfici: pensiamo alla pietra – alla beola, ad esempio – ad alcuni gres, al legno, essendo però consapevoli che servirà una manutenzione regolare. Quest’ultimo aspetto è molto importante e vale, in generale, per qualsiasi scelta operata nelle nostre abitazioni.
Al di là dell’esito estetico di ogni soluzione è fondamentale essere consapevoli della gestione ordinaria o straordinaria che ogni opzione comporta. Diversamente ci ritroveremo in situazioni di degrado che non avremo voglia di gestire. Ma non sentitevi in colpa, più semplicemente evitate di trovarvi in tali situazioni.
Viviamo, infine, in un’epoca che richiede particolare attenzione alle scelte che facciamo, anche da un punto di visto della loro sostenibilità. Credo dovremmo sempre pensare alla durata delle cose che compriamo, alla loro origine, ai materiali che utilizziamo, a come e dove sono state prodotte. Si ha l’impressione che molti acquisti siano esito di un inganno inconscio indotto da bombardamenti di immagini.
Torniamo alla nostra erbetta di platica petrolifera con la quale abbiamo tappezzato il terrazzo: ne avevamo veramente bisogno? È stata la soluzione più bella ed elegante? È un materiale sano ed ecologico? Pensateci.
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