Progettazione VS omologazione

Vorremmo condividere alcune riflessioni in merito allo stile delle abitazioni o di ogni altro ambiente, anche pubblico, nel quale viviamo o passiamo del tempo. Ed allora ci poniamo un interrogativo: esiste uno stile o un gusto personale che possa davvero funzionare ovunque?
È chiaro che quando si entra nell’ambito delle sensibilità individuali, quindi soggettive, dovremmo automaticamente sospendere ogni opinione o giudizio; ma è proprio così?
A noi sembra lecito poter esprimere un parere, motivato, che possa mettere in discussione alcune scelte, nel massimo rispetto dei gusti dei singoli e delle professionalità in gioco.
Insomma, non è proprio vero che tutto può funzionare dappertutto.
Per ragioni diverse – occupandoci anche di consulenze sulla selezione di immobili per i nostri clienti – abbiamo spesso occasione di muoverci nel mondo del real estate, dove riscontriamo una crescente omologazione delle abitazioni.
Visitiamo case che potrebbero essere ovunque e da nessuna parte, per l’assenza di stile o di un minimo legame col luogo. Ci chiediamo perché accada questo e forse una risposta la troviamo nella mancanza di cultura progettuale, in una globalizzazione che tende ad uniformare tutto.
Al di là della direzione artistica che si può prendere – perché è evidente che vi siano molte strade possibili – non è pensabile che una casa a Capri sia uguale ad una casa a Cortina d’Ampezzo, per fare un esempio tra mille. Ed invece accade sempre più di frequente, anche nel mondo dell’hôtellerie.
Divertitevi, come facciamo noi per lavoro, a scorrere le immagini degli immobili in vendita, nuovi o ristrutturati, e iniziate a contare quanti soffitti ribassati con faretti ci sono, quante cucine con isola vengono inserite – anche in mancanza di uno spazio adeguato – quanti bagni in resina vengono progettati in ogni luogo e in ogni lago; ed ancora quanti divani davanti alla porta d’ingresso o quante cabine armadio in appartamenti che non hanno dimensioni adeguate per accoglierle. E tutto questo, semplicemente, perché “vanno”.
Per tornare agli alberghi, avendo occasione di viaggiare spesso per lavoro e non solo, ci imbattiamo nella medesima omologazione, ritrovandoci in spazi anche nuovi ma privi di anima. Ora vanno le finiture ottone e ottanio? Ed ecco che le ritrovi in tutta Europa.
Sembra quasi che non vi sia un lavoro di ricerca o una cultura generale di fondo – al di là del mestiere – scomparendo ogni legame coi luoghi dove si progetta: il vecchio genius loci.
Torniamo allora al centro della questione: come si forma il gusto? Al di là degli studi che ognuno di noi può aver fatto – che però concernono un periodo limitato di tempo – si forma con l’osservazione, con la visione diretta di culture diverse, stando attenti ai dettagli, ai materiali, ai colori, ai diversi modi di intendere uno spazio. Ma se vi è un’omologazione internazionale, sia nel mondo reale sia nel mondo virtuale, è chiaro che vi sarà un restringimento dell’orizzonte culturale e progettuale.
Ed il progetto non lo “risolvi” inserendo tre pezzi di brand riconoscibili dai più, perché la questione è più generale e profonda. Pensiamoci.
Di contro, se vogliamo prendere una direzione molto originale e definita, dobbiamo essere consapevoli di avere un controllo generale delle scelte molto puntuale, affidandoci e fidandoci dei professionisti che si coinvolgono.
Un ultimo consiglio spassionato: vivete il cambiamento delle vostre case con serenità, abbandonando il passato con leggerezza, perché ci accorgiamo che per molte persone passano i mesi, gli anni, e nulla cambia.
Ma la vita è (solo) adesso!